Uan is megl che tu

Parafrasando un indimenticabile battuta del monocorde Accorsi nazionale – a vendere i gelati doveva rimanere quello – vorrei addentrarmi in un argomento molto serio e moooolto spinoso. Per dovere di cronaca devo dire che questa profondissima riflessione di inizio settimana mi è stata ispirata dalla sagace Emme di Moms about town che ha scritto un puntuale quanto efficace saggio sulla figliolanza.

Ecco io sono una che ha sempre avuto le idee chiare: non voglio figli, anzi no ne voglio 3, prima 2 maschi e poi 1 femmina dopo un po’ di anni, anzi no voglio solo 2 femmine così giocano tra loro… Insomma come sempre decisa ed equilibrata
Quando mi sono trovata in una condizione tale per cui ho dovuto fare una scelta però, l’ho fatta.
Ora vi devo spiegare che cosa significa “in una condizione tale per cui ho dovuto fare una scelta” sennò mi prendete per pazza. Ah pensate già sia pazza? Se sì siete dei malpensanti #sapevatelo.
Fidanzata da 3 anni con quello che poi sarebbe diventato il mio consorte, un giorno mentre eravamo bellamente intenti a consumare un’ottima cena in un grazioso ristorante sul mare, lui, così di punto in bianco, ex abrupto per citare gli amici Latini – no J Lo non ce l’ho con te stay tranqui – mi fa “certo che sarebbe bello se potessimo goderci questo tramonto in tre…” “….ma siamo stati a trovare tua madre una settimana fa, adesso mi sembra un po’ troppa tutta questa nostalgia” “ Non mia madre” “La mia? Guarda anche no, tanto domattina la rivedi eh…siamo ospiti a casa sua eh” E via così in una sharade di parentele e amicizie varie. Alla fine mi tocca affrontare la realtà: sta parlando della sua, della nostra, progenie. Un figlio, un bambino, un pupo o come diavolo volete chiamarlo. Scusate non ero preparata. Per usare un eufemismo.

 

Da lì non s’è parlato d’altro. Niente. Un’ossessione proprio. E io vado per i 40 e il gap generazionale e non va bene. Andrà a scuola e io avrò 50 anni con un principio di demenza senile. E se mi venisse una brutta malattia e non potessimo mai averne di figli? Poi anche tu non senti il ticchettio dell’orologio biologico? No. Mai portato orologi in vita mia, guardo l’orario sul telefono e non fa tic toc. Non vorrei un orologio neanche se mi regalassi un Reverso – nel caso ne avessi l’intenzione però parliamone un attimo… E poi ho solo 30 anni cavolo, quale orologio, quale biologico ho ancora una 15ina di anni davanti (o no?) Metti che non possiamo averne, meglio saperlo ora così abbiamo il tempo di fare una pianificazione oculata sul da farsi. Cioè, apriamo una parentesi, io sto con uno che ha detto “pianificazione oculata”. Vi domanderete perché non l’abbia lasciato allora. Me lo domando anch’io. Ancora nessuna lampadina.

 

Insomma per farvela breve (un ossimoro io e breve? Dite? Non ho mica il dono della sintesi come la mia amica Valeria Caruso che era la regina dei riassunti al liceo: I fratelli Karamazov spiegati in 20 parole), mi ha talmente rotto i cabasisi (cit. Montalbano) che ho cominciato a pensarci anch’io – benchè non l’abbia mai ammesso con nessuno- ed ho lasciato che mi incastrasse. Sì proprio così: mio marito mi ha incastrata.

Avete presente quelle donne che per tenersi l’uomo del cuore si fanno mettere incinta così lui non può più mollarle (questo è tutto da vedere belle mie…vivete proprio nel mondo dei sogni)? Bene mio marito mi ha incastrato ma non per avere me – no figuratevi – per avere un pargoletto.
A questo punto, decido di interrompere i contraccettivi ormonali con molta riluttanza. “Perché sai poi se devi fare delle analisi sulla fertilità PIU’ IN LA’ bisogna pianificarlo ora.” Bugiardo.
E da lì comincia il “piano strategico di fecondazione silenziosa”. Senza dirmi niente ha cominciato a tenere i conti di tutto, teneva un foglio sul comodino con strani numeri e tabelle in excel, andava contando in giro “28 meno 10 diviso 4 per 2…ci siamo ci siamo” e poi lo vedevo avvicinarsi con fare lascivo…Insomma un piano perfetto.

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Quando l’ho capito ho dovuto mettere in chiaro alcune cose. Con me stessa.
Volevo una famiglia. Sì…prima o poi. La volevo con lui, psicopatico neo Furio. Sì…con lui ahimè. Allora non dovevo farmi trascinare dagli eventi. Facciamo un figlio. Ma che sia uno.
Avevo finalmente capito: avrei voluto un figlio, ma solo uno. Anzi una.

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Ora lo so che tutti mi darete addosso. E’ un ragionamento egoista. Non pensi al benessere di tuo figlio. Quando tu e tuo marito sarete morti – io morta? – lei non avrà più una famiglia. E se magari se ne fosse fatta una sua nel frattempo? No? Non ci avevate pensato a questo? Non avrà nessuno con cui giocare, né con cui confrontarsi. Sarà viziata. E così via dicendo. Per non parlare poi di quelli, invece, che ti dicono “hai fatto una bambina? Adesso devi fare il maschio”. Cosa sei demente? E se venisse un’altra femmina che facciamo caro il mio intelligentone? La vendo al mercato nero dei bambini?
A parte l’ultima che si autodefinisce la stronzata che è, tutte le altre ragioni restano validissime. Vero. Se non fosse che non credo nelle generalizzazioni. A meno che non sia io a farle ovvio.
Per me più di un figlio non va bene. E se ne ero convinta prima lo sono ancora di più oggi a quasi 5 anni dalla nascita della mia primogenita, ultimogenita, diciamo pure unicogenita.
La verità è che io non mi ci vedo proprio con un altro figlio, non è nel mio immaginario, non è nei mie desideri. Voi direte torna l’egoismo. Un po’ di sano egoismo ci sta e, secondo me in questo caso, preserva anche la prole. E’ un egoismo altruista, un egoismo buono. Mi chiedo, e vi chiedo, vale la pena avere un fratello ed una mamma frustrata o essere figlio unico ed avere una mamma felice capace di darti tanti stimoli e di farti frequentare e incontrare tanti amici? Secondo me la seconda.
Magari non avrà fratelli e sorelle ma magari posso darle gli strumenti per creare reti di amicizie autonome, scelte, volute e cercate. Potrò aiutarla a sviluppare una personalità salda e solida proprio perché avrò più tempo di ascoltarla, di supportarla e, perché no, anche di lodarla. E io di tempo ne ho poco, davvero poco, per lei che è una.
Di cosa ha bisogno un figlio? Di due genitori, in primis, che siano più o meno equilibrati. E se la mamma rischia uno squilibrio al solo pensiero di farne un altro che si fa? Chissene? Tanto poi avrà qualcuno con cui giocare intanto che sua madre si cura dalla depressione? E se non gli piacesse giocare con quel fratello o con quella sorella? Anche qui lo vendiamo al mercato nero? Chi l’ha detto che il sangue lega di più delle affinità?

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Nessuno può dirlo – nemmeno io pensate un po’ – quindi bando ai consigli gratuiti. Bando alle opinioni che piovono a catinelle. Voi potete anche farne dieci di figli. A me sta benissimo. Buon per voi. Sarò curiosa di sapere come farete a destreggiarvi e vi ammirerò anche. Sicuramente non vi giudicherò. Ecco usatemi la stessa cortesia.
Questo non vuole dire che io non voglia partecipare ad una discussione INTELLIGENTE a riguardo. Non sia mai detto. Sono una dalle larghe vedute io (marito si astenga dal fare commenti a riguardo che tanto non gliene frega una cippa a nessuno). Però poi finisce lì. Ognuno a casa sua. Ognuno con i figli suoi. E non provate a mandarmi i vostri a casa quando non ci state più eh.

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